Cooperativa Agricola Asparagicoltori Di Mezzago
Orticoltura - Mezzago
L’asparago rosa di Mezzago
La maggior parte delle persone è abituata a trovare, sui banchi dei mercati o nei negozi, mazzi di asparagi verdi o bianchi. I primi più sottili, dal sapore più amarognolo, coltivati in tutta Italia e raccolti prelevando solo la parte del “turione” che fuoriesce dal terreno; quelli bianchi invece provenienti in gran parte dal nord-est (Veneto e Friuli), spesso di calibro più grande e con sapore delicato, sono coltivati in modo tale che il terreno opportunamente rincalzato non li esponga ai raggi solari, privandoli così del pigmento verde della clorofilla. L’asparago coltivato a Mezzago ha invece l’apice rosato nei primi 3 – 4 cm ed il resto del “turione” bianco, cosa che lo rende unico nel panorama varietale. Il ciclo dei lavori dedicati alla coltivazione dell’asparago inizia in realtà già a gennaio, con il taglio e la triturazione della vegetazione dell’anno precedente. A febbraio il terreno viene smosso, arieggiato e concimato, utilizzando degli erpici sarchiatori con l’attenzione a non danneggiare le radici presenti. Entro la fine di febbraio bisogna effettuare una leggera erpicatura, in modo da favorire la penetrazione delle precipitazioni meteoriche e l’arieggiamento delle strati vicini alle radici. L’asparago è infatti una pianta poliennale che ha una “vita produttiva” di circa 10 – 12 anni. Nel mese di marzo avviene la prima operazione che caratterizza il prodotto e cioè, non appena iniziano a spuntare i primi “turioni” dal terreno, si effettua una “baulatura” innalzando cumuli di terra alti circa 30 cm proprio per far crescere gli asparagi al loro interno. Senza questo procedimento si otterrebbero i classici fusti verdi e sottili. Successivamente a questa fase vengono posati dei teli pacciamanti di colore scuro lungo le file, in modo da poter limitare e controllare la crescita delle erbe infestanti senza ricorrere a prodotti diserbanti, ma soprattutto per coprire e scoprire abilmente le prime punte dei turioni una volta fuoriuscite dal terreno al fine di “dosare” la giusta quantità di luce solare per assicurare il caratteristico pigmento “rosato”.
L'asparago rosa di Mezzago
A Mezzago la coltura dell’asparago risale a solo un secolo fa. Non molto ma sufficiente a sedimentare una storia (se vi sono le condizioni). L’asparago nel comune della Brianza si è inserito solo dopo la prima guerra mondiale nel panorama agricolo complice il grande sommovimento sociale del dopoguerra con l’espansione della proprietà contadina e comunque la rivoluzione dei patti agrari e la ricerca di nuove fonti di reddito a fronte della declinante gelsibachicoltura. Fatti che lasciano il segno nella memoria collettiva perché imprimono nella memoria collettiva coincidenze significative, associazioni. Ma perché l’asparago entrò nella coltura promiscua solo a Mezzago? Una domanda che non trova ancora una risposta. Di fatto l’asparago divenne elemento di distinzione dell’economia contadina locale e motivo di orgoglio in quanto molto apprezzato sui mercati cittadini di Monza e Milano. Gli asparagi erano (e sono) indiscutibilmente "di Mezzago" perché in nessun altro paese brianzolo venivano coltivati. Di ciò le comunità vicine erano (sono) ben consapevoli.
L’ asparago rosa
Davide Van De Sfroos e l'asparago rosa di Mezzago
Mezzago, asparago rosa e economia verde: se il Comune fa start up
Oggi Mezzago, comune di 4mila anime nella Brianza vimercatese, è noto oltre i confini provinciali. L’asparago rosa è diventato un brand, marchio riconosciuto e a denominazione, per il momento, comunale (DeCo). Ogni anno, alla raccolta, si apre la tradizionale sagra e in un mese i numeri sono più che significativi: 1.200 presenze a weekend - una media di 5mila persone nei quattro fine settimana dell’evento - e un giro d’affari di circa 100mila euro. Incassati da Pro Loco, che ha bilancio autonomo, utili però a finanziare attività relative all’asparago, ma anche progetti nuovi o già rodati in ambito culturale, scolastico e di promozione turistica elaborati insieme al municipio. L’idea alla base del progetto, infatti, non è stata quella di garantire al Comune introiti diretti in cambio dei mancati oneri incassati, quanto piuttosto di dare vita ad un sistema utile a tutta la comunità. «Da un punto di vista economico - precisa infatti il sindaco Giorgio Monti - il Comune non guadagna nulla. Però c’è un ritorno in termini di conoscenza, di progetti fatti insieme e finanziati da Pro Loco, che versa un contributo importante per la produzione stessa dell’asparago rosa, senza pesare così sul bilancio comunale».
L’Asparago Rosa di Mezzago
Ci sono voluti quasi cento anni prima che l’asparago venisse nuovamente coltivato localmente e riproposto sulle tavole mezzaghesi per il suo consumo. Già dal 1982 a Mezzago si festeggiava la Sagra dell’Asparago, ma fino alla fine degli anni novanta solo una piccola parte veniva ancora prodotta localmente; la maggioranza degli asparagi veniva acquistata altrove, prevalentemente dai coltivatori veneti (Bassano del Grappa) che hanno tradizioni storiche nella coltivazione dell’asparago bianco, apprezzato soprattutto nel nord Europa, mentre quasi tutti i paesi mediterranei prediligono la qualità verde. Alla fine degli anni novanta, Pozzati, già sindaco di Mezzago, quasi per gioco, per provocazione, sollecitato da un suo concittadino, lancia la sfida per ricominciare a coltivare gli asparagi. Sono due essenzialmente le ragioni che spiegano perché non c’era stata prima una spinta verso la loro produzione: la prima è dovuta essenzialmente a ragioni politiche della comunità europea, del PAC (Politiche Agricole Comuni) che incentivava con grossi finanziamenti grandi coltivazioni di mais (granoturco) utilizzate sia a scopo alimentare umano e animale, sia come biocarburante. La seconda ragione, non meno importante, è la difficoltà nella coltivazione dell’asparago. Va ricordato difatti che l’asparago bianco non è affatto facile da coltivare perché richiede dedizione, tempo e fatica, considerando che prevede solo attività manuali, un ciclo di produzione massimo di 10 anni e un fermo a riposo del terreno molto lungo (circa 7 anni) a causa delle sostanze tossiche emesse dalle radici. Inoltre, proprio per la qualità dell’asparago che dipende essenzialmente dal tipo di terreno, questo viene coltivato in piccoli appezzamenti di circa due ettari, con produzione di asparagi spesso differenti tra loro dal punto di vista organolettico, proprio come avviene con l’uva e le vigne.
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